“Siate affamati, siate folli”. Il volontariato di Emanuela a Nicosia

 In SVE

Quando sono partita dall’Italia avevo un’enorme paura e, al tempo stesso, una grande voglia di fare questa esperienza. Avevo chiuso in una valigia tutto il mondo, le mie cose e mi accingevo a portarle a Nicosia, un posto che non avrei mai scelto di visitare, probabilmente sbagliando.
Avevo un mantra che mi accompagnava nella testa, come quando hai mente una canzone e non riesci a mandarla via. Siate affamati, siate folli. E avevo intenzione di rispettarlo appieno.

Nicosia è una realtà multietnica. Colorata, matta, tante sfumature di culture, di usanze, di odori. Un piccolo caleidoscopio. È una città con tante potenzialità, alcune non sfruttate bene. Il cuore di un’isola e di una guerra che ha incrinato i rapporti tra due popoli e che ha letteralmente diviso in due la città. Una parte sotto il  governo turco, il nord, un’altra sotto quello greco, il sud. È stato quasi magico attraversare per la prima volta il punto di controllo documenti per accedere all’altra parte della città, quella turca. Su un muro, sopra una panchina vicino al check point appare una scritta: PEACE, un messaggio di speranza. Superato il controllo, quella che appare è una realtà molto più orientale, meno europea, partendo dall’architettura e dalle luci.

Il primo impatto con la città è stato l’ingresso in una nuova dimora che avrei chiamato “casa”. Il secondo è stato quello con l’ambiente di lavoro, gli uffici, il rumore delle tastiere e le chiacchiere nelle pause caffè.
Quello che ho imparato in questi mesi è stato tanto, rafforzando antiche skills e acquisendone, senza rendermene neanche conto, di nuove, mettendomi in gioco, provandoci.  Ho conosciuto tantissime persone, alcune solo per poco tempo, di passaggio, volontari e altri ragazzi che andavano e venivano. Altre per più tempo, con la fortuna di potere approfondire i rapporti e creare dei legami. È questo, credo, un altro punto di forza di quest’esperienza di volontariato. Creare dei legami e dovere, un  po’ per necessità e un po’ per comunità di vissuto, imparare a fare gruppo, ad essere come una famiglia. Cenando insieme, andando fuori porta per qualche gita, viaggiando insieme. Si ha anche la possibilità di poter entrare in relazione con le persone del posto, con alcune delle quali si creano rapporti davvero speciali e di qualità. L’esperienza di volontariato europeo è un mix di tutto questo. Sensazioni, emozioni e relazioni

Questi mesi sono letteralmente volati e non senza le piccole e grandi difficoltà che la vita di tutti i giorni riserva. Non senza i problemi di salute, i giorni no, le giornate interminabili e, a volte, anche lo sconforto di aver lasciato altre persone e soprattutto un’altra vita in un posto molto lontano, vivendone parallelamente una nuova da un giorno all’altro. Una cosa però me la sono sempre ripetuta. Non tutti hanno questa fortuna. Non tutti hanno il coraggio di lasciare tutto e di fare questa esperienza. Non tutti soprattutto hanno la consapevolezza di quanto possa essere preziosa. Così il peso di certe giornate diventa all’improvviso più leggero. Ci si sente fortunati e speciali. Alla fine, si è solo affamati e folli. Perciò, a chi è ancora indeciso dico: FATELO. Siate affamati, siate folli. 

Emanuela Celebre

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