Cinque mesi, mille emozioni: il mio viaggio con il Corpo Europeo di Solidarietà in Francia

Nel 2025 ho deciso di fare finalmente quello che sognavo da un po’: preparare la valigia e partire per la Costa Azzurra. Destinazione: Cagnes-sur-Mer e Nizza, per un progetto del Corpo Europeo di Solidarietà con Parcours Le Monde Sud Est. Cercavo un’esperienza che mi facesse crescere, conoscere persone nuove e mettermi davvero in gioco… e direi che tutto questo non è mancato, anzi!

Durante questi mesi mi sono dedicata a un po’ di tutto: animare workshop sulla mobilità europea e sull’interculturalità, tenere atelier linguistici, creare contenuti per i social e accompagnare giovani che sognavano la loro prima esperienza all’estero. Ogni settimana portava con sé qualcosa di diverso e, alla fine, sono state proprio le persone – volontari, ragazzi, colleghi – a rendere questa esperienza così ricca e vivace. È sorprendente quanto si possa imparare semplicemente parlando, ascoltando e condividendo.

Vivere sulla Costa Azzurra è stato come ritrovarsi ogni giorno dentro una piccola magia: il mare che cambia colore a ogni ora, l’odore di sale nell’aria, i mercati pieni di voci e profumi. Ma i ricordi davvero speciali non sono stati quelli che avevo immaginato prima di partire: sono nati per caso, nei momenti più spontanei.

Come quando abbiamo improvvisato un picnic al tramonto: eravamo convinti di aver trovato l’angolo perfetto, e invece la marea ci ha “rubato” la spiaggia. Abbiamo finito per ridere come bambini, correndo via con i teli fradici e lasciandoci l’acqua arrivare alle caviglie. È in quei secondi che ti rendi conto che la felicità spesso arriva proprio quando non la stai cercando. Oppure quella giornata in cui, stufi del mare, siamo saliti verso le colline… e ci siamo completamente persi. Invece di innervosirci, ci siamo fatti guidare dalla curiosità e siamo finiti in un borghetto pittoresco, accolti da persone gentili come se ci conoscessero da sempre. Piccoli incontri che sembrano insignificanti, ma che alla fine sono quelli che ti restano nel cuore.

Sono momenti semplici, imperfetti e inattesi, ma proprio per questo così preziosi: ti ricordano quanto sia bello lasciarsi sorprendere, rallentare e tornare un po’ bambini.

Certo, non tutto è stato perfetto. In ufficio l’atmosfera non sempre era serena e a volte mi è mancato il supporto che speravo. Ma con il tempo ho capito quanto fosse importante ascoltare il mio benessere e, dopo molte riflessioni, ho scelto di concludere il progetto qualche settimana prima per prepararmi con più serenità alla prossima esperienza. Non è stata una scelta facile, ma si è rivelata quella più rispettosa per me stessa.

E oggi, guardando indietro, mi rendo conto che questi cinque mesi mi hanno lasciato molto più di quanto mi abbiano tolto. Mi hanno insegnato a riconoscere i miei limiti, a comunicare con più calma, a capire cosa desidero davvero da un ambiente umano e professionale. E ho rafforzato competenze che porterò con me nel mio percorso nella cooperazione internazionale: l’ascolto, l’adattabilità, la gestione delle attività e, soprattutto, la comunicazione interculturale.

E poi ci sono le persone: alcune sono diventate davvero importanti e so che resteranno nella mia vita molto a lungo. Consiglierei il CES? Assolutamente sì. Non perché tutto sia sempre perfetto – anzi – ma perché è un’occasione concreta per crescere, scoprire nuove parti di sé e guardare l’Europa con occhi completamente nuovi. Anche quando qualcosa non va come previsto, torni a casa più forte, più consapevole e con una storia in più da raccontare. E spesso è una storia bellissima.

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