Fare le SVE nel 2002 | La testimonianza di Annalaura

 In SVE, Volontariato internazionale

Sono passati vent’anni dalla mia esperienza di Servizio Volontario Europeo ma è come fosse ieri.
Sono partita ad aprile del 2002 a 25 anni per un’esperienza che mi ha cambiato la vita.        

Partiamo dal principio.. 

Dopo aver svolto un mese di volontariato a Roma per il Giubileo del 2000 cercavo un’altra occasione per  mettermi alla prova e poter viaggiare senza soldi, non da turista ma per conoscere realmente le culture e i posti. Ed è così che mi sono imbattuta nello Servizio Volontario Europeo! Attraverso un’associazione della mia città, Cagliari, che si occupava dell’invio di volontari, ho intrapreso le tappe che mi avrebbero poi condotto alla mia esperienza. 

Dalla domanda per scegliere le aree tematiche di interesse, ai paesi in cui avrei preferito svolgere il progetto, le proposte erano tutte interessanti: mi ricordo in Germania o in Francia, ma poi si  presentò l’occasione che faceva al caso mio: “Sviluppo e salvaguardia del patrimonio naturale e culturale del nord est Algarvio”, quindi in Portogallo. Quando dall’associazione mi comunicarono che la mia domanda era stata accolta provai un sentimento tra la gioia estrema e la paura folle… partire per sei mesi in un paesino sconosciuto del sud del Portogallo senza conoscere nessuno, dovendo vivere parlando una lingua per me estranea? Beh non nego che pensai di essere pazza. 

Fortunatamente grazie alla preparazione prima della partenza avevo ottenuto tutte le informazioni e il sostegno necessari, compresi i primi rudimenti della lingua, dai tutor e dagli ex volontari che furono importantissime per me perché capii che partire soli mi avrebbe permesso di sperimentare di potermela  cavare da sola senza appoggiarmi a qualcun altro. Ero sola, potevo contare solo su le mie capacità. 

Così preparai la mia valigia gigante salutai parenti e amici e mi ritrovai in volo, Cagliari – Roma – Lisbona – Faro. Ci sono voluti tre  voli per raggiungere la mia destinazione! Al mio arrivo in aeroporto trovai i due volontari che avevano già iniziato il progetto qualche mese prima di me, con cui poi  condivisi casa e lavoro. L’accoglienza ad Alcoutim, paesino dell’Algarve sede dell’associazione, fu calorosa  e mi sentii subito a mio agio, sopratutto con il mio tutor, un professore di antropologia che seguiva i volontari che arrivavano da tutta Europa, che mi parlò in italiano solo il primo giorno… dopo dovetti immergermi nel portoghese per poter sopravvivere!! 

La mia esperienza è forse rara, infatti Alcoutim è un piccolo paese bagnato dal fiume Guadiana che lo separa dall’ Andalusia, Spagna, e specularmente ad Alcoutim si trova il paesino di San Lucar de Guadiana: i due paesini si raggiungono solo in barca.. beh per buona parte dei sei mesi di volontariato ho vissuto assieme agli altri volontari a San Lucar, ciò vuol dire che tutte le mattine per raggiungere la nostra associazione ad Alcoutim dovevamo prendere la barca, cambiando fuso orario, lingua e moneta… (l’euro non c’era ancora).

Con il passare dei giorni il progetto per il quale ero lì iniziò a prendere forma e collaborai con un laboratorio di ceramiche che, grazie agli investimenti dell’Unione Europea, dava da lavorare ad alcune donne del posto mantenendo vive le tradizioni, portandole alla conoscenza di noi giovani europei. Il mio progetto in generale aveva lo scopo di valorizzare le tradizioni, gli usi ed i costumi di questa parte d’Europa che soffriva un problema di spopolamento, una zona da dove i giovani emigrano a causa delle scarse opportunità. 

Questa esperienza, come dicevo all’inizio, mi ha cambiato la vita. Ho sperimento di poter affrontare e risolvere i piccoli e grandi problemi di tutti i giorni senza ansia, con la consapevolezza che dentro di me ci sono delle potenzialità che aspettano solo di essere utilizzate. Mi ha fatto conoscere  la bellezza dell’Europa e dei suoi popoli, non a parole ma vivendoci e condividendo usanze, e sperimentando che siamo più’ simili di quanto possiamo credere. Mi ha fatto capire che per conoscere un popolo o un paese non basta andarci da turisti ma è necessario vivere tra la gente comune, tra le strade, parlare con le persone, mischiarsi a loro.

Infine mi ha fatto conoscere e amare un paese e un popolo che porto e porterò sempre nel cuore dove ho potuto instaurare amicizie che durano ancora oggi.

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