Un anno di ESC che mi ha cambiato la vita

Il 12 gennaio 2025 sono salita su un treno per Passau senza immaginare che quell’anno mi avrebbe cambiata così profondamente. Ero convinta che le difficoltà più grandi sarebbero state pratiche: adattarmi a un nuovo Paese, imparare una lingua, iniziare un lavoro diverso. Invece, le vere sfide sono state emotive. Ho imparato ad ascoltare le mie paure e ne ho scoperte di nuove, ho vissuto con la solitudine, il timore di sbagliare, di non essere capita ma ho anche imparato a trasformarle in forza, scoprendo di essere molto più capace di quanto pensassi.

Le relazioni che ho costruito sono state un dono inaspettato, nate anche attraverso lingue imperfette e piccoli gesti. Alcune sono nate velocemente, altre hanno avuto bisogno di tempo e altre sono profonde e durature. Mi hanno fatta sentire accolta, e allo stesso tempo la distanza ha rafforzato i legami più autentici in l’Italia.

Guardando indietro, faccio fatica a riconoscere la ragazza impaurita che sedeva su quel Railjet: oggi so che posso costruire una vita nuova, chiedere aiuto senza vergogna, prendermi cura di me e degli altri.

Lavorare con persone con disabilità è stato trasformativo: mi ha insegnato ad ascoltare oltre le parole, ad avere pazienza, a notare i piccoli gesti e a rispettare i tempi di ciascuno. Ogni persona mi ha mostrato un mondo interiore unico e prezioso.

Tra Italia e Austria ho trovato differenze evidenti: ritmi più tranquilli, strutture più rigide, maggiore riservatezza; ma anche sorprendenti somiglianze: il valore delle relazioni, la gentilezza, la volontà di aiutare.

Sono stati 11 mesi di piccoli momenti vissuti con i pazienti, che mi resteranno sempre nel cuore: frasi sincere e spontanee, disegni regalati, sorrisi e mani che volevano solo essere tenute. Tutto questo vale più di mille parole.

Questo anno ha confermato il mio desiderio di lavorare nel sociale e di dedicarmi allo studio dell’educazione professionale. Oggi, porto con me nuova sicurezza, consapevolezza e tanti legami autentici. Ho imparato a essere forte anche quando mi sento fragile.

Ripensando a tutto, sento gratitudine, nostalgia e orgoglio. Ho attraversato la paura, ho costruito una casa lontano da casa, ho scoperto nuove parti di me. E mentre lascio Engelhartszell, so che una parte di questo luogo continuerà a vivere in me, nei gesti e nelle scelte future.

 

A tutto ciò che è stato, il bello e il difficile,

a chi è stato di passaggio e a chi portò via con me.

Danke, mein liebes Österreich.

 

Anita

Condividi l'articolo:

Articoli Correlati