L’esperienza di Elisabetta come volontaria con la Croix Rouge d’Orléans in Francia!

 In Corpo Europeo di Solidarietà, SVE, Testimonianza

Ho trascorso 12 mesi nel distretto territoriale della Croix-Rouge d’Orléans a gestire un centro diurno per i minorenni stranieri non accompagnati, cioè tutti i minorenni che sono arrivati in Francia senza genitori e che vivono da soli in camere d’hotel nella città.

La nostra sala aveva a disposizione vestiti, prodotti per l’igiene, lavatrici e asciugatrici, computer per comporre il proprio curriculum e la propria lettera di motivazione. L’obiettivo principale, però, era la prevenzione all’isolamento sociale: sono stata l’orecchio per ascoltare una voce senza pubblico, un braccio per abbracciare un corpo ritenuto invisibile, le labbra per dire la parola che non sentivano da tanto tempo. Sono ragazzi tra i 12 e i 17 anni completamente soli, in un paese che non conoscono in cui si parla una lingua che talvolta comprendono, talvolta no.

La Croix-Rouge aveva a disposizione un budget mensile per fare attività semplici come andare a giocare al bowling, al cinema, a pattinare sul ghiaccio, a mangiare una crepes.

Ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo: ho vissuto in Francia, ma mi sembra di essere stata un po’ dappertutto. La Croce Rossa è davvero una realtà internazionale che ti obbliga a confrontarti con culture diverse, a mettere in discussione le tue credenze e le tue opinioni, a entrare in contatto con tutte le realtà sociali.

In più, ho deciso di partecipare come volontaria alle uscite notturne “maraude” per portare cibo e coperte alle persone che dormono per strada o che semplicemente non possono permettersi neanche un pasto quotidiano.

È stata l’esperienza più formativa della mia vita; non soltanto perché vivere da sola all’estero ti obbliga a uscire dalla confort zone, ma soprattutto perché diventare amica di persone così diverse da me mi ha dato l’occasione di vedere il mondo per quello che è realmente: stupendo, estremamente complesso ma soprattutto unito. Quando ti trovi in una sala in Francia con una ragazza tedesca, un ragazzo senegalese, una ivoriana e uno Indiano per parlare delle proprie lingue e della bellezza di stare insieme, capisci davvero che l’interculturalità è una tale ricchezza di cui non ce ne si rende conto.

Questi ragazzi mi hanno insegnato la “joie de vivre” nonostante le loro vite così difficili. Ho avuto la fortuna di mangiare l’akeke della Guinea, di farmi fare le treccine da una ragazza del Mali, di ballare sulle note del Bangladesh e di imparare qualche parola di arabo.

Mi sento più forte, più capace, più consapevole e, perché no, più bella addirittura! Ora so che posso fare tante cose, perché non ho vissuto un solo giorno semplice in Francia e perché tutti quelli che erano intorno a me vivevano una vita ancora più difficile, eppure eravamo felici insieme. Li porterò tutti nel cuore per sempre!

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