L’esperienza di Annalisa in Danimarca con il Corpo Europeo di Solidarietà

Affronta le tue paure e parti

Il sangue che scorre nelle vene, il cuore che pompa forte, ogni respiro percepito come l’ultimo dai polmoni, le mani che sudano e tremano; queste le sensazioni che avevo quando ho deciso di intraprendere l’esperienza all’estero. Sensazioni fisiche sommate a paure e pensieri che occupavano le mie giornate prima della partenza.

Valigie che contenevano tutto ciò che mi sarebbe servito per un anno intero, l’attesa in solitaria al gate prima dell’imbarco, il cuore in gola e l’emozione a mille.

Atterrata in Danimarca tutto si è trasformato in qualcosa di positivo, mi sono sentita nel posto giusto facendo la cosa giusta.

Personalmente ho avuto numerose difficoltà nello scontrarmi con una lingua diversa: il non riuscire a comunicare nella maniera in cui ero abituata, il fatto di non riuscire a comprendere che cosa volessero dirmi le persone. Mi ero fatta un’idea di come sarebbe potuto andare ma mi sono ritrovata ad affrontare una realtà molto diversa, e mi ci è voluto del tempo per adattarmi.

La stanchezza mentale a fine giornata dopo aver passato tutto il giorno ad ascoltare e interpretare suoni a cui prima non ero abituata, penso sia stata la parte più dura dell’inizio della mia esperienza.

Ma, se sono arrivata fino a qui (dieci mesi di progetto all’estero) è grazie alla meravigliosa community che mi ha sostenuto in ogni momento difficile.

Sono cresciuta in un paesino di 3000 anime, quindi pensavo di sapere che cosa significasse vivere in una comunità, ma a Hertha è tutto diverso, l’atmosfera che si respira è quella di una grande famiglia che si sostiene a vicenda. Non solo le persone che vivono nel villaggio ma anche il sostegno ricevuto dagli stessi volontari, persone che sono stanno vivendo o hanno vissuto le stesse emozioni e che quindi posso comprenderti.

Vivere a Hertha mi ha fatto capire che esistono comunità di persone che si vogliono bene, e vogliono il bene comune di tutti e nessuno lotta per dimostrare di essere meglio di qualcun altro, non solo a Hertha, ma la Danimarca in generale.

Hertha mi ha fatto capire quanto sia importante essere gentili, salutare, rivolgere un sorriso o chiedere sinceramente come stai, ringraziare per il cibo, per la giornata spesa insieme, per il lavoro svolto insieme, per i piccoli aiuti ricevuti ripetutamente durante la giornata, nulla è scontato e dire grazie fa bene all’anima di chi lo riceve ma anche di chi lo dice.

Vivere a Hertha mi ha fatto capire quanto sia importante impiegare del tempo per creare momenti e spazi in cui la comunità possa confrontarsi, crescere e spendere del tempo insieme affinchè ci sia coesione e supporto continuo.

Hertha mi ha fatto capire che ogni singolo individuo può contribuire nel suo piccolo a creare senso di comunità, che non è proficuo rimanere in disparte in un angolo, ma che mettendosi in gioco e rimanendo aperti di cuore e di mente si può ricevere doppiamente amore indietro.

Hertha mi ha fatto capire che non è poi così male vivere in una piccola comunità (dalla quale sono fuggita a 18 anni) se si trova la comunità giusta della quale fare parte.

Ero anche spaventata dal lavoro che avrei dovuto svolgere: nell’orto; quanto è grande l’orto? se deve sfamare un villaggio intero chissà quanto lavoro c’è da fare; chissà se sarò all’altezza, se il mio corpo ce la farà.

Non sapevo nulla di ciò che sarei andata a fare nello specifico, ma fin dai primi giorni i miei colleghi mi hanno accolta e proposto volta per volta lavori che avrei potuto fare. In realtà non sono stati solo loro a dirmi che cosa dovevo fare (ciò che accade sempre in italia) ma spesso mi sono ritrovata a dover chiedere che cosa potessi fare, oppure a proporre di svolgere determinati lavori, o provare cose nuove.

Sono contenta e molto grata al mio corpo che si è adattato al lavoro fisico nell’orto, e che nei mesi successivi mi ha anche permesso di continuare gli allenamenti in palestra.

Per me non era scontato che il mio corpo mi permettesse di fare ciò che mi sta permettendo di fare.

Sento che questa esperienza mi ha cambiato e fatto crescere molto profondamente.

Mi ha aperto un nuovo mondo che prima non conoscevo, mi ha permesso di essere amata, di amare profondamente, mi ha reso più sensibile nei confronti del prossimo, di culture diverse dalla mia, nei confronti di me stessa.

Ho scoperto lati di me che prima non conoscevo, e che ora che li ho scoperti li voglio portare con me ovunque mi porterà la strada della vita.

ESC è il perfetto modo di vivere all’estero, sperimentare culture nuove, mettersi alla prova, crescere, conoscere persone da tutto il mondo, e credo sia un’esperienza che una volta nella vita vada vissuta. Se poi la si fa in Hertha, è 100% garantito che vivrai un’esperienza profonda ed arricchente.

Confrontarsi con le proprie paure e andare oltre è il modo migliore per crescere e migliorarsi.

Un caro saluto

Annalisa Grisenti, volontaria in Danimarca

 

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