Il Messico che non ti aspetti – Esperienza Volontariato Internazionale
Oggi sono due mesi da quando ho iniziato questo viaggio e tanto cose sono successe, tante cose ho imparato e tante cose so che devo ancora vivere. Viaggio che, come le grandi avventure, non poteva iniziare peggio di così: volo cancellato, partenza ritardata di un giorno, nel complesso 50 ore di viaggio e valigia persa a Madrid (fortunatamente è arrivata dopo qualche giorno). Ma il bello è proprio questo, ed è quello che sto imparando giorno dopo giorno in questo paese: nulla va come ti aspetti e tutto è una sorpresa, bella o brutta che sia è giusto che vada così, perché non possiamo vivere secondo le nostre regole, secondo i nostri schermi, secondo la nostra direzione. Bisogna essere liberi e pronti ad accogliere ciò che la vita ci sta riservando, ringraziando e godendola al massimo. Il Messico che sto conoscendo, infatti, non è di certo quello che mi aspettavo, ma è molto di più. Arrivare dall’Europa in un paese dell’America Latina significa portare con sé una certa dose di pregiudizi e paure infondate, che in poco tempo mi sono scrollato di dosso.
Messico significa accoglienza e ospitalità ad ogni angolo della strada.
Messico significa fare amicizia in 5 minuti, e non parlo di amicizie superficiali.
Messico significa architettura coloniale e degradata allo stesso tempo e sentirsi in una sola città nelle due dove più mi seno a casa, Genova e Siviglia.
Messico significa imparare ad apprezzare il piccante al punto da non potere più mangiare non piccanti.
Messico è rendersi conto di non aver mai mangiato così tanto mais in vita propria. Messico significa nuovi odori, nuovi colori, nuovi sapori.
Messico è musica ad ogni angolo, ad ogni negozio ad ogni bar.
Messico significa sentirsi a casa accolto da una mamma e un fratello che sto imparando a conoscere e che sempre mi hanno trattato come un membro della casa, con tutto quel che comporta.
Messico significa vivere un natale con una famiglia di Città del Messico invitato da un fratello e una sorella conosciuti un weekend a Puebla ed essere inserito negli scambi dei regali.
Messico significa vedere le due facce di una famiglia di Città del Messico durante la notte di Natale.
Messico significa essere accolto da una coppia all’interno della propria casa e famiglia per due giorni ed essere presentato a cugini, zii e nonni solo perché amico di un amico di un amico…
Messico significa rimodulare il proprio metro di calcolare delle distanze e rendersi conto che infondo 7 ore di Pullman non sono poi così tante se si pensa alla grandezza di questo paese.
Messico significa imparare a salare la pelle di Toro per la sua conservazione in vista della produzioni di scarpe.
Messico significa lavorare 5 giorni su 7 con due colleghe che fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire parte di un progetto.
Messico significa conoscere la realtà di un organizzazione di volontari che da anni si impegna gratuitamente giornalmente per l’accoglienza di decine di volontari da tutto il mondo cercando per loro famiglie con voglia di ospitare uno straniero, portandoli in giro per conoscere la propria città e paese e coinvolgendoli il più possibile nella vita e nella cultura messicana.
Messico è sentire un amore incondizionato per il proprio paese (il Messico) da ogni persona che incontri, nonostante i mille problemi che ci sono.
Messico è sentirsi dire 10 volte al giorno “stai attendo!!!!!”, “non ti fidare” e pensare che forse questo allarmismo sia un po’ esagerato.
Messico è sentire di storie di narcotraffico e corruzione statele che ti fanno pensare all’Italia degli anni 80 e 90.
Messico è sentirsi distanti da casa ma infondo non così tanto, è sentire l’animo latino che ci lega.
Messico è tornare a parlare spagnolo dopo 3 anni e rendersi conto che infondo me lo ricordo ancora abbastanza bene.
MESSICO NON TI CONOSCO, MESSICO ERA TANTO CHE TI ASPETTAVO, MESSICO HO VOGLIA DI SCOPRIRTI IN TUTTE LE TUE FACCE.
Nicola Camandona