Uno SVE in Italia, l’esperienza di Duda – Esperienze SVE

 In SVE

Pettinando i capelli al vento

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“Vi mostrerò come sono e sarò come posso.
Lanciando il mio corpo nel mondo,
andando da tutte le parti e per la legge naturale degli incontri,
io lascio e ricevo un po’ e passo occhi nudi o vestito di telescopi
passato, presente, partecipo essendo il mistero del pianeta.”
Novos Baianos (Canzone brasiliana)

Esperienza [dal lat. experientia] – conoscenza ottimizzata su un determinato argomento.
Esperimento – fase cruciale del metodo sperimentale. Esistono anche l’esperienza morale, ontologica, mistica e sessuale.

Se cerchiamo le parole relazionate troviamo: la competenza, che è la capacità di agire in una determinata situazione; il bagaglio (che comprende tutto quello che, dal momento in cui nasciamo, raccogliamo sul cammino e carichiamo sulle spalle, e comprende anche ciò che si cambia di se stessi con il passare del tempo); la formazione (perché si impara sempre qualcosa, anche involontariamente); la pratica (senza pratica non c’è una vera esperienza); provare, testare, mettersi in gioco (perché non sempre si può analizzare tutto, tante cose accadono all’improvviso);
Io direi che questo è tutto ciò che riguarda un progetto SVE. Dopotutto, non sono queste tutte le cose necessarie per la vita di qualunque essere umano?

Bene, la mia storia inizia molto prima di partire per lo SVE. La vita prova a mettere sul nostro cammino (tante volte per caso) le cose, le persone e anche le esperienze da vivere. Ogni piccolo gesto puo’ cambiare tutto un tragitto che già non si pensava di voler fare. Così, con un incontro inaspettato, è iniziato quello che mi ha portato qui. Ho conosciuto una ragazza, mi ricordo bene: era domenica, ero in Brasile a lavorare in una faccenda parecchio faticosa. Gloria, una italiana, insieme a un francese, Kevin, sono arrivati lì e sono venuti a parlare con me, abbiamo chiacchierato, ci siamo conosciuti un po’, e per caso (o magari per destino) tre mesi dopo avremmo abitato insieme nella mia casa. A questo punto, ho fatto una delle mie amicizie più belle, con l’italiana che mi ha conquistato con la sua serenità, un’anima felice, e quel sorriso contagioso che portava sempre in viso.


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Brasile 2014

Poi, ho vissuto con altre due volontarie dello SVE, Beatrice e Cristina, l’italiana e la rumena. Loro, ancora per 6 mesi, mi hanno fatto rimanere in questo mondo nuovo fatto di diversità, e con loro ho potuto avere una visione più profonda dei miei pensieri. Infatti, durante la convivenza con loro, ho capito che ciò che ricerchiamo, nonostante il fatto che proveniamo da luoghi e culture diverse, è qualcosa di comune a tutti. E’ il tentativo di trovare un senso alla vita, anche se non sappiamo dove stia, e neanche che cosa sia, ancor meno sappiamo quando lo troveremo, ma ho capito che la risposta non si trova soltanto in un posto, si trova dentro di noi. Eppure, il luogo sconosciuto, sicuramente ti aiuta a diventare una persona che impara ad agire senza l’influenza degli altri (genitori, amici e persone del paese di origine) o per lo meno con un’altra influenza. Con il tempo ho maturato la voglia di vivere fuori dal mio mondo, e cercare la risposta alla domanda: CHI SONO IO DAVVERO? Era una cosa che non potrevo più trattenere, dovevo andare ad esplorare, con i le mie proprie gambe.


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Brasile 2015

 

Italia, sei troppo bella

Volevo dire che io ti ho scelto, ma nella nostra storia sei tu che hai scelto me. Va bene che ho la discendenza italiana (ma come una buona brasiliana, ho anche origini portoghesi e indigene), sono innamorata del tuo cibo e della tua bellezza da sempre, e “per caso” ho abitato con due italiani. Ma con tanti paesi in questo mondo, non è stato destino avere trovato il mio progetto proprio da te?


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Venezia 2015

 

Il cambiamento

E’ sicuro che prima di partire per lo SVE ti vengono in mente le domande di una vita. La madre insicurezza arriva, quasi sempre la sera, prima di andare a letto e ti chiede: sei sicura che devi andare? Ma la tua famiglia? I tuoi amici? Il tuo lavoro? È questo quello che vuoi veramente? Che cosa farai con la nostalgia del cibo della mamma? O peggio, e se il cibo non è buono? Ma e se le persone non sono carine con te? E se ti ammali, che cosa fai? …
Almeno per me è stato un po’ così, ma la risposta è stata sempre: “Se non dovesse essere ora, le cose non avrebbero funzionato già dall’inizio”.
Così sono partita, come una bambina che non sapeva fare i primi passi, con la speranza di vedere e sperimentare tutto quello che non aveva mai visto prima.

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Milano 2015

 

L’arrivo

Sono arrivata entusiasta, con un nuovo lavoro, in una grandissima città con tante cose diverse da vedere. Ma la più grande sfida è stata parlare la lingua. La possibilità di avere abitato con italiani non mi ha aiutato, visto che a quell’epoca non sapevo che dopo un po’ sarei andata nel paese dello stivale. All’inizio guardavo solo le persone, ascoltavo con attenzione, provavo a capire, ma la timidezza di parlare, perchè non sapevo nulla, era davvero
grande.

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Appena arrivata però, sono andata ad un corso di formazione con altri 50 giovani di diverse parti del mondo, che come me, iniziavano lo SVE in Italia. E’ stata davvero una cosa fantastica, una settimana indimenticabile. Abbiamo fatto lezioni di conoscenza della cultura italiana, attraverso film, cibo tipico, storia, giochi… ho imparato anche a bere la birra calda che, all’inizio, a me faceva schifo.Tutta la settimana si è svolta con attività interculturali, sono stata immersa in un mare di informazioni, che mi hanno aiutato molto a capire che cosa ci facevo lì.

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Così “piano piano”, come dicono gli italiani, ho iniziato il mio progetto. L’altra sfida era lavorare con una cosa che mi sarebbe piaciuta fare da tempo, ma della quale non ho mai avuto esperienza: lavorare con i ragazzi nelle scuole. Come l’universo dei ragazzi è diverso da quello degli adulti, ho avuto bisogno di un po’ di tempo, al fine di capire meglio come interagire con quell ’altro mondo. Adesso mi piace tantissimo fare un po’ la professoressa, aiutare nei compiti, magari più avanti insegnerò un po’ di fotografia. Quest’ultima è la passione che porto con me quasi da quando sono nata, ed è anche quello in cui mi sono laureata.

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Ci sono voluti un paio di mesi, e quella ragazza che pensava che all’inizio ci avrebbe messo più di tre mesi solo per iniziare a parlare, ha perso la vergogna e si è immersa nel progetto, così dopo quattro mesi ha scritto
(quasi da sola) questo racconto per voi, in italiano.

Adesso già non ho dubbi, venire a fare il volontariato è stata una delle scelte più belle della mia vita, ho imparato che non c’è niente che non si può fare, con un po’ di sforzo, calma, e pensieri positivi. La paura più grande è passata e io non l’ho neanche vista.
Per ora, spero che la vita continui ad essere generosa con me, mettendo persone incredibili, momenti indimenticabili e cibo buono sul mio cammino. E, soprattutto, spero che tutto questo non mi lasci, neanche per un attimo,
senza imparare qualcosa di me stessa.

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Osservazioni

I bagni in Italia sono stranissimi, in alcuni uffici è possibile trovare il water, la doccia, un frigo e un microonde nella stessa stanza. Io direi, peculiare.
Il caffè: non esiste un caffé semplice, ci sono espresso, macchiato, cappuccino mocha, marocchino etc.
Non mangiare al tavolo è quasi un peccato. Non avrei pensato che fosse scortese mangiare nella propria stanza guardando un film/serie tv.
Tutti fanno la raccolta differenziata (davvero, non come quella che i brasiliani pensano di fare).
Ecco, il cibo, caz*o, in quattro parole: pizza di 4 formaggi <3
Birra calda e vino “buono” per meno di 3 euro.
Dicono che, per conquistare una persona, la si debba prendere per la gola.
E io… sono stata presa.

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A presto,

Duda Dalzoto.

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