La Riva che ci hanno occupato (Tenere)
Occupato futuro doposcuola dell’Associazione Joint a Corvetto
La storia che vogliamo raccontare oggi è, per così dire, un po’ spiacevole. Ci teniamo comunque a condividerla a scopo informativo per fare chiarezza con le persone che seguono l’Associazione Joint e ci sono vicine.
Per mezzo di un Bando del Comune di Milano per l’assegnazione di spazi confiscati alla mafia abbiamo ottenuto un locale in via Riva di Trento 1, (vicino alla fermata della metro di Corvetto) il 21 ottobre 2015. Dopo aver partecipato a degli incontri del Laboratorio del Quartiere Mazzini attivo nella zona abbiamo deciso di pianificare la creazione di un doposcuola per bambini e adolescenti, gestito da volontari locali e provenienti dall’estero tramite il Servizio Volontario Europeo. Nel frattempo ci siamo messi in contatto con il gruppo Social Street e con altre realtà attive nel quartiere come Casa per la Pace, con le quali abbiamo iniziato un dialogo sui bisogni del territorio e la possibilità di collaborazione. Nel futuro prossimo avevamo in programma di usare lo spazio per corsi dell’Associazione Jointper accompagnatori a scambi interculturali e un corso di europrogettazione gratuito reso possibile dalle borse di studio offerte dalla Regione Lombardia e dal dipartimento di Politiche Giovanili del Comune di Milano.
All’inizio dei lavori di ristrutturazione, durante un sopralluogo svolto insieme a due madri del quartiere lo scorso dicembre, abbiamo trovato la serratura sostituita dai militanti del Collettivo della Riva Occupata, che affermavano di aver occupato lo spazio per allestirvi una libreria, in cui hanno successivamente svolto due serate-eventi.
Cercando di prediligere la via del dialogo, abbiamo quindi incontrato alcuni membri del collettivo allo scopo di spiegare loro quale fosse la situazione relativa allo spazio, e per chiederne la restituzione senza dover ricorrere a metodi giuridici o alla forza. Ci siamo quindi ritrovati a Gennaio all’interno del freddissimo spazio occupato (dove misteriosamente l’elettricità era stata attivata, ma non il riscaldamento) e ne abbiamo parlato faccia a faccia davanti a qualche pezzo di carbone della befana. Non sono mancati dei simpatici siparietti: quando la persona che sembrava essere a capo della situazione, dopo aver candidamente affermato di essersi finta membro di un ente no profit per scoprire dai vicini in che condizioni fosse lo spazio, ha definito una “rottura di palle” il fatto che il posto ci fosse stato assegnato. Ci ha poi chiesto se fossimo stati disponibili a concederglielo, e al nostro diniego ci ha domandato se conoscessimo nuovi spazi da occupare in zona. Rispondendo di no, gli abbiamo chiesto perché lo spazio lo volessero in zona: la risposta, sempre candidissima, è stata che vogliono uno spazio occupato vicino a casa. Poco dopo si è scoperto che una delle occupanti aveva in passato fatto un colloquio per lavorare alla Joint.
Ma al di là di questi dettagli, i presenti non erano a conoscenza del fatto che, al momento dell’occupazione, lo spazio fosse già stato assegnato tramite bando alla nostra associazione, e hanno mostrato una certa reticenza nel voler conoscere i nostri progetti a favore del quartiere. Ciò nonostante l’incontro è stato cordiale e, hanno chiesto di poter effettuare le iniziative che avevano programmato prima di restituirci le chiavi.
È stata quindi una spiacevole sorpresa quando, il 28 Gennaio, abbiamo ricevuto una “comunicazione definitiva senza possibilità di rettifiche” da una delle militanti del collettivo, che annunciava la continuazione dell’occupazione da parte di alcuni membri e l’intenzione di non cessarla fino allo sgombero.
Preso quindi atto del rifiuto al dialogo da parte degli occupanti, ma pur sempre senza la volontà di alimentare una “guerra tra poveri” che non recherebbe beneficio a nessuno, chiediamo che il gruppo Collettivo della Riva Occupata ci renda le chiavi dello spazio e ci permetta di riprendere i lavori di ristrutturazione per poter offrire alla cittadinanza, e in particolare ai giovani del quartiere, opportunità di socializzazione e supporto formativo.
Manifestiamo infine in maniera pubblica, il nostro sconcerto per la decisione del Collettivo di rimanere all’interno dello spazio pur sapendo che lo stesso è destinato ad un servizio sociale di cui beneficerebbe tutto il quartiere e non solo un gruppo ristretto di persone.