Volontariato a Santander con il Corpo Europeo di Solidarietà | L’esperienza di Francesca
È difficile spiegare a che ritmo proceda la vita in questo tipo di progetti, per chi non li ha mai svolti. L’opportunità del CES dà spazio ad esperienze potenzialmente capaci di cambiare la vita, esperienze che di conseguenza da un lato accelerano la percezione del tempo e dall’altro lo rendono talmente significativo che, guardarsi indietro, fa credere di aver vissuto molto più che 8 mesi all’estero.
La mia esperienza di Corpo Europeo di Solidarietà si è svolta nella città di Santander, nel nord della Spagna, presso una fondazione, chiamata AMPROS, di sostegno a persone con disabilità intellettive e dello sviluppo. Ho passato tutti i pomeriggi del mio ultimo anno, da gennaio ad ottobre, in compagnia di persone fantastiche, a scoprire insieme a loro cosa significa comunicare e comunicarsi quando la diversità impone delle barriere, che fino a questo momento della mia vita non avevo mai incontrato. Accompagnare queste persone nel corso delle attività di tempo libero di ogni giorno, tra laboratori di cucina, manualità, passeggiate e allenamenti di calcio, lezioni di ballo e gite fuoriporta, è stata più che un’esperienza di volontariato sociale, è stata una grande lezione di vita sul senso della solidarietà, della comunità, dell’appartenenza, ma anche una grande lezione di comunicazione.
Accanto a queste attività, ho anche collaborato a tempo parziale con un’associazione, Ser Joven, che si occupa di sviluppare, gestire e pubblicizzare attività nel settore giovanile e della mobilità europea. Anch’esso un ambiente estremamente stimolante, creativo, giovanile, multiculturale, dove c’è sempre stato spazio per la presentazione di idee, nonché per la formulazione creativa e la partecipazione alla stesura di progetti europei come scambi giovanili e corsi di formazione Erasmus +. Grazie al lavoro svolto con il team di Ser Joven mi sono appassionata al settore, tanto da aver deciso di intraprendere un corso di formazione sul tema dell’europrogettazione. Nel corso dell’anno, mi è stato dato lo spazio necessario a sviluppare idee personali di solidarietà: ho avuto modo di creare un running club in collaborazione con un’associazione di accoglienza e supporto a persone migranti (14 Kilometros), di organizzare un incontro di futsal inclusivo tra le mie associazioni di accoglienza, ma anche di dare spazio alle mie conoscenze pregresse e i miei interessi, sviluppando alcune puntate del podcast dell’associazione Ser Joven sulla neurobiologia (materia in cui mi sono precedentemente laureata) e organizzando un incontro sul tema della resistenza partigiana in un importante spazio culturale della città (La Voragine) insieme alla mia collega volontaria Sara. Non sono mancate inoltre le occasioni per entrare in contatto con altre realtà associative della città, tra cui un’associazione che si occupa dell’assistenza a persone senzatetto (Cocina Economica), dove ho svolto alcune attività di volontariato. Durante il mio percorso ho infine avuto il tempo di approfondire tematiche di mio interesse attraverso le opportunità messe a disposizione in città: ho seguito un corso di formazione sulla parità di genere e la co-educazione e un corso breve ma molto interessante sulla lingua dei segni spagnola.
Globalmente credo che questa esperienza CES mi abbia dato l’opportunità di crescere personalmente come poche altre esperienze avrebbero potuto, perché ho avuto modo di perseguire passioni e interessi vari apprendendo in maniera non formale molto su di me e sul mondo che mi sta intorno, immersa in un ambiente socioculturale frizzante e di forte scambio tra punti di vista molto diversi, ma rispettosi gli uni degli altri. L’esperienza è stata talmente stimolante da avermi portato a proseguire la mia formazione nei settori con cui sono entrata a contatto, e per questo sono certa che consiglierei questo tipo di opportunità a chiunque voglia capire qualcosa in più su di sé e sul mondo che ci circonda, perché sono certa che realizzare quanto importante può essere il contributo di ciascuno di noi nella partecipazione attiva alla società possa innescare un profondo cambiamento, personale e forse, chissà, collettivo.