
Amanda, Edimburgo e i suoi unici compagni di avventura
Non mi ricordo se pioveva quando atterrai ad Edimburgo. Faceva freddo e il cielo era grigio. All’uscita dell’aeroporto c’era Tim, il volunteer coordinator, che mi aspettava, accogliendomi con un caldo abbraccio scozzese. Sì, come vedete, gli scozzesi sono molto affettuosi!
Così è cominciata la mia esperienza SVE a Edimburgo, dopo la preparazione e il training all’Associazione Joint di Milano.
Il mio progetto prevedeva che io venissi posizionata presso una delle case di cura della nostra receiving organisation per organizzare attività per i residenti e promuovere la loro indipendenza nella comunità.
Ogni giorno al lavoro era uno spasso. Accompagnavo i residenti al parco, andavamo al bowling, a fare shopping o al cinema. Questa era la loro routine. Ma non era così tutti i giorni. Quando il tempo era brutto per esempio, si era costretti a stare in casa. E allora dovevamo inventarci giochi da fare per non annoiarsi a morte! E si suonava, e si cantava o ci si raccapezzava su di un puzzle tutti insieme. I nostri residenti avevano età varie, e vivevano con disabilita diverse.
Il mio compito era quello di assistere e supportare ognuno di loro nell’organizzare la loro vita come a loro meglio piace, arricchendola di attività d’interesse, libri, musica, sport e così via.
Per fare questo lavoro a volte bisogna mettersi in secondo piano, e dare priorità sempre agli interessi del residente, perché alla fine, si è lì per loro, e col tempo scoprivo, che anche loro erano lì per me, in uno scambio mutuale di amicizia e supporto. E nei giorni tristi, un po’ si piangeva insieme, ma poi ce le si asciugava a vicenda le lacrime, perché di ogni giornata, bisognava imparare a coglierne il meglio! Era un esercizio costante e quotidiano di ascolto, comunicazione ed empatia; coraggio, gioia e scelte di vita.
E col tempo scoprivo e imparavo ad apprezzare sempre più l’unicità di ciascuna persona loro, e mi accorgevo infatti, che esistono infiniti modi di vivere la vita, perché infiniti siamo noi, e ogni persona è diversa, unica e preziosa.

Quando non lavoravo, facevo la turista insieme alle altre volontarie, e insieme andavamo in giro per il paese a scoprirne i paesaggi naturali così belli da mozzare il fiato. In un paese straniero, dovevamo essere unite per far fronte alle difficoltà o ai momenti di solitudine e nostalgia che potevano colpirci d’improvviso. Venendo da paesi diversi, dovevamo imparare a rispettare le rispettive culture e abitudini. E nonostante le iniziali divergenze, abbiamo imparato a volerci bene e ad aiutarci sempre, da vere amiche. Non è stato sempre facile, però sono contenta di dire che non con pochi sforzi, ce l’abbiamo fatta, a non lasciarci sole, fino alla fine.
Amanda Xinyi Chen