Vendere uno SVE a tua Madre: una guida pratica
Vendere uno SVE a tua Madre: una guida pratica
A molti sarà capitato di dover affrontare l’argomento SVE o, più in generale, scambio internazionale, con i propri genitori, magari a tavola, o per i più fortunati fuori sedi, al telefono.
L’argomento, di natura estremamente delicata, sembra di non poca importanza per le preoccupazione genitoriali, in particolar modo per il lato femminile, la cara amata mamma. Andiamo a vedere quali sono le chicane oratorie più note del caso e quali potrebbero essere delle valide vie di fuga argomentative che permetterebbero di preservare sia il valore della verità e al contempo anche la tranquillità mentale della stessa madre.
Domande frequenti che un volontario deve affrontare (sappiate che queste domande vi verranno poste da vostra madre più volte al giorno per più giorni per tutta la durata antecedente allo scambio):
1. Cosa mangerai?
Assicuratela dicendole che tutti i volontari del turno precedente sono tornati sani e salvi. Inoltre ditele che per colpa del consumismo globale e della perdita delle tradizioni troverete tutti gli alimenti presenti nell’Esselunga dove di norma si approvvigiona la vostra famiglia. Insomma, fatele capire che può già passare alla prossima domanda.
2. Dove andrai di preciso?
Qui non conviene mai mentire dicendo la capitale del paese in questione, vostra madre potrebbe sgamarvi facilmente dal momento in cui le dite che andate ad aiutare comunità rurali per esempio, e comunità rurali in centro a Rio de Janeiro o sulla spiaggia di Ipanema, per ora non sono ancora pervenute. D’altro canto non dite cose come “a 46 ore di carro buoi dalla capitale”. Giocate su espressioni tipo “In una provincia vicina alla capitale.”.
3. Ti pagano?
Immedesimatevi in voi stessi, o meglio, nel vostro essere sociale. Giovani italiani, studenti o lavoratori, magari precari: è molto probabile che siete degli squattrinati. Inoltre, proprio in quanto giovani dovreste dedicare più tempo possibile a crearvi una solida base finanziaria per il futuro oltre a spianarvi la strada per una carriera certa e redditizia. Detto questo, la domanda è tra le più difficili. Iniziate dicendo che il programma è coperto dall’UE che vi rimborsa viaggio, vitto, alloggio, assicurazione medica e un piccolo “pocket money”. Attenti qui, non usate la parola “Pocket Money” ma traducete in stipendio, dicendo che vista la località, il cambio e la povertà del paese in cui vi stanno mandando, quei soldi basteranno ed avanzeranno per condurre una vita dignitosa.
4. E poi dopo cosa farai quando tornerai?
Altro colpo basso. Bene, l’amore materno non è solo presente, ma guarda anche al futuro. Cosa rispondere? Ditele che grazie a questa esperienza, qualsiasi cosa vogliate fare, la potrete affrontare con in mano un’esperienza internazionale oltre ad aver vissuto mesi in condizioni dure, cosa che piace sempre molto ai selezionatori di personale. Evitate cose in stile Jack Keruac, tipo “ma la vita va vissuta giorno per giorno, oggi sono qui, domani chissà”. Tanto meno cose anti-sistema come “Il carrierismo è l’espressione materializzante della trasformazione della passione professionale in merce in mano ai grandi gruppi di multinazionali”. Anche puntare troppo su un viaggio purificatore in termini di idee ed aspirazioni accompagnato da citazioni di Osho potrebbe far venire voglia a vostra madre di prendere il mattarello e darvelo a ritmo su ginocchia e gengive.
5. (ultima) L’hai detto a Papà?
Qui lasciamo libero arbitrio al lettore. Si consiglia fuga e simili in caso di complicazioni.
Italo Angelo Petrone