
Quello che resta di un’esperienza incredibile- il volontariato di Emanuela
L’ultimo mese è quello più difficile, come un bicchiere stracolmo di acqua l’ultimo mese è pieno di emozioni, consapevolezze, dubbi per il futuro, di mancanze e di nostalgia per il fatto che il tempo sia passato così in fretta come di solito accade quando capitano cose belle. L’ultimo mese è quello
in cui si guarda tutto con occhi nuovi e da una nuova prospettiva, quello in cui tutto quello che ci circonda ci sembra procedere a rallentatore e in cui ripensiamo ai momenti essenziali di questo“viaggio”.
L’arrivo, il momento in cui abbiamo conosciuto le persone che ora abbiamo a cuore, il momento in cui sono iniziate le prime uscite nei bar, le prime cene, e canzoni sotto la doccia cantate a squarciagola, i gusti musicali degli altri coinquilini, i loro orari, le loro diverse abitudini.
Il momento in cui siamo stati messi alla prova, in cui ci siamo sentiti sotto stress ed infine i viaggi, le risate, i nostri momenti no, e gli alti e di nuovo i bassi.

Cerchiamo tutti inevitabilmente di aggrapparci a quello che è stato, a mesi passati, qualcuno è già andato via, l’umore è sceso, poi si è ripreso, poi ancora nuovi cambiamenti, Il caldo di Nicosia ci fa sentire tutti molto distratti e affannati, ci spinge a fuggire dalla città nel weekend e a fermarci a prendere un freddo espresso sketto.
Qualcuno di noi si è integrato, qualcun altro ha solo fatto amicizia ma non vedendo l’ora di ripartire o sentendo già il distacco da quest’isola. Ci siamo tutti ritrovati su questa pazza isola. Tutti con il nostro vissuto, i nostri umori altalenanti e i nostri caratteri. Ci siamo trovati qui con poche o
molte cose in comune, non importa. Sicuramente con un’esperienza in comune ora.
E dopo tutti questi mesi quello che mi viene in mente è collegato alle nostre prime volte qui. Il primo caffè cipriota al Kalakatoumena, il primo mezè, il primo attraversamenti del check point per raggiungere l’altra part dell’isola, quella sotto occupazione turca e vederla è sempre un’emozione
nuova, una diversa atmosfera davanti ai nostri occhi. E visitare Famagusta e sentire quell’aria entrarti nelle ossa, nella pelle e non lasciarti più. Abbiamo vissuto un anno così, attraversando il check point per vedere il Buyuk Han pieno di colori, di oggetti, di odori. Abbiamo partecipato agli
eventi locali, ci siamo imbarcati nello studio del greco non ottenendo molti risultati e una volta arresi, abbiamo stranamente a usare più parole greche rispetto a prima. Ci siamo adattati al traffico denso della città, ai guidatori matti, alla gente che al mercato del sabato mattina urla da un bancone all’altro, alle grandi tavolate all’Hoi Polloi.
Ora tutto continua ma il ritmo sembra cambiato. Una nuova danza, una nuova canzone muovere le nostre azioni. E le cose che abbiamo imparato e le persone che ci hanno insegnato sono parte di questo cammino e le porteremo con noi.
La valigia al rientro sembra sempre più pesante di quella dell’andata. Sarà il peso di quello che ci portiamo. Scommetto che se pensiamo a chi eravamo, a come eravamo all’arrivo, non ci capacitiamo di quante cose siano cambiate, di come noi siamo cambiati. Alla fine forse nulla è
cambiato sul serio. Tutto si è mosso per riportarci al punto di partenza o un po’ più avanti rispetto a prima per ricominciare a camminare ognuno verso la propria direzione: quello che unanimemente e con un po’ di paura chiamato futuro.
Emanuela