
Alla ricerca dell’equilibrio – Esperienze SVE
Alla ricerca dell’equilibrio – Esperienze SVE
Era il primo marzo 2015 quando, con ben poca consapevolezza, ho preso un aereo per Budapest. Saranno stati i trent’anni appena compiuti, una laurea presa e mai realmente utilizzata, una partita iva che mi faceva “lavorare” saltuariamente ma che di sicuro non mi stava dando ne stabilità ne soddisfazioni, ma l’idea di partire e vivere una lunga esperienza all’estero si è presentata a metà strada tra la scappatoia e l’opportunità.
Solo qualche mese prima avevo iniziato ad informarmi in merito all’EVS. Solitamente sono dotata di un certo pragmatismo, ma in questo caso, la scelta è stata rapida e non così meditata.
L’importante in quel momento era selezionare un progetto in cui mi riconoscessi e che avrebbe potuto darmi lo spazio che desideravo. Quel progetto era in Ungheria, a Debrecen.
Giornalismo, video editing, fotografia, design. Era un progetto che racchiudeva tutte le carte che, minuziosamente, avevo collezionato negli anni. Traduttore in schermo e la domanda per partecipare alla selezione è stata spedita in poco più di un’ora. Parliamoci chiaro. Noi italiani, l’inglese proprio non lo digeriamo e se spinti dagli studi o da frequenti viaggi all’estero ne abbiamo solo una nostra personale concezione e questa non contempla la lettera h.
Sarà probabilmente per strane connessioni astrali, ma la mia domanda è andata a buon fine e sì, la notte del 1 Marzo 2015, è stata la prima che ho trascorso a Debrecen.
Ora, che mancano pochi mesi alla fine di questa esperienza, se mi guardo indietro non è così
semplice fare una specie di resoconto di ciò che è stato. Esperienze come questa, non vanno banalizzate.
Il caos
Questo è il principio. E’ un letto che non è il tuo. E’ una lingua che non è la tua. Non è la
tua lingua, nemmeno quella che devi utilizzare per relazionarti con le prime persone che incontri.
Le certezze che avevi? Dimenticale. Non varranno più nulla nel giro di due giorni. Staccati.
Annullati dove possibile per essere più ricettivo. Individua la tua capacità di adattamento, perché non per tutti è la stessa.
L’incontro
Inizierai ad ascoltare e a comprendere chi ti sta accanto. Inizierai a sentirti parte
integrante di un sistema che ha bisogno anche di te. Dai e ruba ciò che è possibile. Cerca di
comprendere gli altri ed ogni giorno capirai un po’ di più, anche di te stesso. Non fermarti
all’apparenza. Sì curioso ed immagazzina tutto ciò che puoi.
L’esperienza
E’ di nuovo quella che può sembrare una normale routine quella che hai ora.
Lavoro, amici, amori. Ma tutto è diverso. Hai un’attenzione ed una emozione diversa davanti a tutto questo. Il tempo scorre veloce e devi dire e dare tutto in quello che pare nemmeno un minuto. E’ qui che decidi di giocare e scommettere su te stesso. E’ qui che decidi che non hai nessuna voglia di stare fermo a guardare un mondo che va avanti con o senza di te. E’ qui che capisci. Ed è qui che ho capito che abbandonare il mio pragmatismo per un minuto, davanti allo schermo di un computer, è stata la scelta migliore che abbia mai fatto.
L’ultimo punto, quello che dovrebbe racchiudere tutta l’esperienza io non posso ancora scriverlo e non lo farei nemmeno se potessi perché sarà diverso per chiunque decida di intraprendere questo viaggio.
Questo scritto è per me, e per tutta la generazione del “per ora”. Forgiati dalla precarietà, fottuti dalle aspettative e privati delle certezze. E’ per chi un “per sempre” non riuscirà mai a dirlo perché impegnato nella costante ricerca di un equilibrio. Per chi ha ormai fatto virtù dell’incertezza per non abbandonare il sogno di vivere al massimo la propria vita.
E’ per tutti coloro che decidono di muoversi, alla ricerca di se stessi e di un qualcosa in più.
Laura Dall’Omo