La mia esperienza SVE al Cairo

 In SVE

Il Cairo, 24 Giugno 2018

Ci siamo, manca meno di una settimana alla fine del mio SVE: il 28 Giugno sarà ufficialmente il mio ultimo giorno in ufficio (in teoria il mio progetto finirebbe il 29, un venerdì, ma qui è un giorno festivo!). Con la scusa di migliorare il mio arabo, ho deciso di prolungare la mia permanenza in Egitto e tra una settimana inizierò un corso intensivo che mi terrà impegnata tutti i giorni: è sicuramente un’ottima opportunità, ma in parte, la verità è che non sono ancora pronta a lasciare questo Paese.

Sono arrivata qui a Settembre e mi sembra ieri, il tempo è davvero volato. È stato un periodo intenso, e, tra alti e bassi, questi sono stati sicuramente i 10 mesi più veloci della mia vita! Ricordo perfettamente l’ansia della partenza, la confusione dell’aeroporto al mio arrivo, il caldo di inizio Settembre, il traffico del Cairo sulla via di casa. Tutto così nuovo, così diverso…e ora tutto così familiare, parte della mia quotidianità. Certo, non so se potrei davvero abituarmi o accettare del tutto questa città, ma ho imparato a conviverci e addirittura… ad apprezzarla!

Se da una parte è vero che non ho vissuto in modo particolarmente forte il tanto discusso “cultural shock” (forse perché in Egitto ci ero già stata e sapevo a grandi linee cosa aspettarmi, o forse perché avevo già alle spalle qualche esperienza di volontariato internazionale), mentirei se dicessi che sia stata una passeggiata: ci sono stati giorni i cui l’ho odiata questa città, periodi in cui l’unica via di fuga è sembrata quella di rintanarsi nel silenzio della casa, con l’aria condizionata al massimo. Ma anche momenti in cui mi ha colpito con così tanta bellezza da farmi commuovere e in cui mi sono davvero sentita a casa. Sembra che qui le emozioni non abbiano mezze misure, così come i pregi e difetti di questo Paese così complesso e, in una metropoli come il Cairo, è tutto ancora più amplificato, più estremo.

Per ognuno i problemi da affrontare saranno diversi, quindi non posso parlare per tutti: penso, per esempio, ad un’altra volontaria che si è abituata a fatica al caos, all’inquinamento e addirittura alla metropolitana e per me queste, oggettivamente, non sono state grandi seccature. Personalmente, la mia difficoltà più grande è stata quella di convivere con la mia posizione e la percezione che la gente poteva avere di me: essere una donna, in più straniera, mi ha esposto a tutta una serie di problematiche che hanno richiesto una buona dose di pazienza e flessibilità; essere europea mi ha anche regalato tanti privilegi (immeritatissimi!) che mi hanno fatta arrabbiare e sentire in imbarazzo, ma che spesso sono stata la prima ad usare per semplificarmi la vita. Ho notato la differenza di trattamento proprio perché non sono mai stata sola e in breve tempo sono riuscita a costruirmi una solida rete di amicizie. Ho frequentato quasi esclusivamente ragazze e ragazzi egiziani, con cui ho avuto modo di viaggiare, vivere esperienze, condividere opinioni, confidarmi. Sono diventata a mia volta testimone delle loro difficoltà, dei loro desideri e della voglia di cambiare le cose. E su questo voglio essere chiara: è vero, la situazione sociopolitica dell’Egitto non è facile e non va sottovalutata. Il malcontento, sopratutto tra i giovani, si sente. Ciò però non deve spaventare o impedire di vivere quest’avventura, perché credo davvero che con qualche accortezza e un po’ di spirito critico si possa avere uno SVE appagate e divertente, come d’altronde è vero per qualsiasi meta si scelga!

 

È stata sicuramente un’esperienza, forse l’esperienza più formativa della mia vita, che consiglierei a tutti: mi sento una persona diversa, più completa, sotto tanti punti di vista. Non ho solo partecipato ad un progetto, nel mio caso il coordinamento delle attività per una scuola di bambini rifugiati, piuttosto che dato supporto amministrativo, scritto articoli e report, insegnato italiano…ho fatto molto di più! E sono cambiata tanto. Da una parte sono più razionale, più critica, più “dura” in un certo senso. La mia esperienza qui è stata costellata da momenti in cui ho pensato “se riesco a fare questo, posso fare tutto. Se risolvo questo problema, poi sarà tutto in discesa”. E sapete cosa? Ci sono sempre riuscita. Ho l’impressione che ora potrei vivere ovunque, reagire a qualsiasi imprevisto! Ma se è vero che sono più cosciente delle mie capacità e ho più fiducia in me stessa, è vero anche che mi sono resa conto delle mie carenze, delle mie necessità, dei miei bisogni. E non parlo tanto di cose materiali o superflue: se c’è una cosa che l’Egitto mi ha insegnato è che basta davvero poco per vivere! Suonerò retorica probabilmente, ma mi sono mancate le piccole azioni quotidiane, che in Italia sono la norma, ma che qui sono uno strappo alla regola, privilegi riservati agli stranieri o a determinate classi sociali e addirittura veri e propri atti di ribellione. Mi è mancato respirare il senso di libertà a cui Milano mi ha abituata.

E infatti credo che l’importanza di questa esperienza, almeno per me, sia tutta concentrata in questo: l’aver preso piena coscienza della mia fortuna. Soprattutto in un clima politico come questo, così divisivo e dominato dall’intolleranza, l’Egitto è stato un sonoro schiaffo in faccia. Tornerò in Italia molto più conscia dei miei privilegi, molto più consapevole di come sia stata una mera coincidenza l’ essere nata nella famiglia “giusta”, con il colore della pelle “giusto”, nel posto “giusto”, dove nonostante i problemi, mi è permesso di sognare, realizzare i miei desideri ed esprimere il mio dissenso in caso contrario. Tornerò in Italia ancora più carica, con ancora più voglia di costruire un mondo più accogliente e per di più, con più competenze per farlo. Fosse anche solo per questo, rifarei lo SVE altre cento volte!

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