Laura: Il suo Servizio Volontario Europeo a Cipro – Esperienza SVE

 In SVE

Questo è il racconto di un’altra esperienza di Servizio Volontario Europeo. Questa volta saranno le parole di Laura a guidarci tra le strade di Nicosia, nella bellissima isola di Cipro.

Il Servizio Volontario Europeo è un’esperienza che coinvolge totalmente e offre infinte possibilità di scoperta. Ero un po’ contrariata prima della partenza poiché, per vari motivi che ora faccio anche fatica a ricordare, mi sono trovata a decidere di partire per un progetto SVE di un anno a Cipro. Temevo di vivere un’esperienza banale e poco eccitante, vista la mia voglia di esplorare paesi più lontani e invece è bello scoprire che anche a poche ore di volo da casa si possono vivere sensazioni così intense e sorprendenti.

Nicosia è una città che affascina. La prima impressione è quella di una città viva, piena di energia e con la gente che la abita di tutti i colori! Siamo certamente in Unione Europea ma non sembra di essere in Europa, l’idea è di Medio Oriente e nonostante non conoscessi bene questa parte del mondo, ne sono stata rapita.
La casa SVE è in un quartiere arabo, molto movimentato, e dove sicuramente avvengono varie attività losche. Mi è sembrato comunque abbastanza sicuro, i commercianti della zona mi hanno conosciuta in fretta e la gente credo si sia abituata presto a vederci. Ho sentito di aver conquistato un po’ di rispetto da quando gli uomini del quartiere invece di fischiare o guardarmi con occhio allupato, o hanno iniziato ad ignorarmi o mi salutavano super sorridenti. Piccole soddisfazioni.

Il centro storico di Nicosia è pieno di stradine caratteristiche e allo stesso tempo ci sono vari murales, il contrasto antico-moderno è evidente ma molto bello. Febbraio, il mese del nostro arrivo, è bassa stagione turistica, questo mi ha permesso di godermi la città in un clima molto più silenzioso e rilassato. Le sensazioni che provavo passeggiando per la città erano sempre piacevoli, nonostante fosse chiaro il mio essere straniera, sentivo positività da parte delle altre persone.

La cosa più bella del passeggiare a Nicosia è stato il perdersi fra le vie del centro, sembrava di essere in un paesino, non certo in una capitale. Fanno impressione il gran numero di case abbandonate e ormai decadenti, la quantità di gatti randagi, i diversi profumi e odori, e la guida a sinistra in un posto così esotico. Ogni strada è diversa dalle altre, a volte credevo di essere in un quartiere sconosciuto poi giravo l’angolo e mi trovavo in una via fatta già mille volte.
Le chiese sono piccole e molto intime. Nella prima in cui sono entrata ho subito percepito questa sensazione. Di chiese, come di moschee è pieno ovunque, questa mescolanza è davvero affascinante.
Quando sentivo le campane suonare e poco dopo il canto del muezzin, riuscivo ad immaginare il periodo in cui a Nicosia convivevano pacificamente la popolazione di origine greca e quella di origine turca.

Nicosia “vanta” la particolarità di essere l’unica città europea divisa a metà da una frontiera. Ho deciso di attraversarla in una delle mie prime passeggiate, era la prima volta nella mia vita che mi trovavo ad attraversare una frontiera via terra, e in più questa è molto particolare perché l’ “altra parte”, la Repubblica Turca di Cipro Nord è un territorio riconosciuto solo dalla Turchia e non dalla comunità internazionale. Per attraversare la frontiera è necessario passare per uno dei check-point. Il passaporto va mostrato due volte, prima all’uscita dalla Repubblica di Cipro, e dopo aver camminato una ventina di metri nella zona cuscinetto, la cosiddetta buffer zone, c’è un secondo controllo per entrare nella RTCN, dove si viene registrati. La situazione era ai miei occhi così surreale che non sembrava neanche di entrare in un altro Stato, sembrava più un gioco in cui si deve mostrare il passaporto.
Entrati dall’altra parte, nonostante l’atmosfera sia un po’ diversa, le differenze non sono così grandi, certo le persone sono un po’ più scure, il suono della lingua è diverso e i prezzi sono in lire invece che in euro, ma lo stile degli edifici è uguale. Effettivamente ha senso che sia così, è la stessa città, divisa a metà nel centro storico!
Dopo pochi passi ho visto una delle cose più intriganti che abbia mai visto nella mia vita: la cattedrale di Santa Sofia, trasformata nella Selimiye Moschea dopo la conquista dell’isola da parte dell’Impero Ottomano. È incredibile vedere la struttura di una cattedrale gotica a cui sono stati aggiunti i minareti e alla cui entrata c’è lo spazio per lasciare le scarpe; l’immagine che ho visto non pensavo fosse qualcosa che potesse esistere davvero. Ed è incredibile come dopo alcuni mesi i miei occhi si siano abituati a questi contrasti. È proprio vero che la vita è fatta di percezioni e punti di vista che cambiano in fretta.

Nelle mie prime settimane ho fatto una “passeggiata” costeggiando tutta la Linea Verde, il confine che divide Nicosia in due, e la sensazione di rabbia che qualcosa del genere possa esistere diventava sempre più forte. Il filo spinato è parte della vita qui, gli edifici abbandonati, quelli che una volta erano case ora stanno cadendo a pezzi. Nonostante siano ormai passati 43 anni, e queste immagini siano integrate nella quotidianità di tutti gli abitanti io rimango incredula. Inconsapevolmente sono entrata per qualche metro nella buffer zone, in un punto in cui non c’erano cancelli, e in un secondo l’atmosfera è cambiata, come in un paese fantasma, ero pietrificata e la sensazione di essere un posto in cui non sarei dovuta essere diventata ogni attimo più concreta fino all’urlo poco delicato di un militare che mi urlava di uscire SUBITO che l’ha trasformata in realtà. Nonostante sapessi che lui avesse ragione e io torto (o forse proprio per questo) non è stato piacevole il richiamo e dopo sono diventata molto più prudente.

Lo SVE è fatto chiaramente anche delle attività previste dal progetto. Lavorare con minori stranieri non accompagnati è stata una grande sfida. Nonostante avessi già alcune esperienze nel sociale, la possibilità di vivere la quotidianità lavorativa -e per un anno- con adolescenti stranieri con vissuti molto particolari, mi ha insegnato molto. È difficile elencare quanto io abbia imparato, scrivere lo Youthpass mi ha infatti richiesto uno sforzo notevole. In questo anno, grazie alla cornice che dà lo SVE, ho avuto anche la possibilità di fermarmi a riflettere e fare un po’ il punto della situazione, sull’esperienza in sé e più in generale su quello che mi stava dando. Tirare le somme per me è sempre difficile, soprattutto quando la mia mente vorrebbe schematizzare tutto, a 27 anni anche se ho capito che non è possibile dare un ordine perfetto e sensato alle emozioni, ci provo comunque ogni volta. E sotto sotto (ma forse anche no) sono contenta di vedere che anche questa volta non ci sono riuscita. Non credo alle esperienze che cambiano la vita, credo invece che ogni scelta che prendiamo, ogni cosa nuova che viviamo ci modifica un po’, dandoci alcune risposte e soprattutto regalandoci nuove domande.

Quello che ho capito è che Cipro mi ha dato davvero molto, più di quanto mi aspettassi, ho sofferto, gioito e mi sono sorpresa. Questo accade quando viviamo circondati da stimoli nuovi e siamo aperti e pronti a farci coinvolgere. Le risate, gli amici, il mare, il sole, le montagne, le nuove scoperte di questo anno così importante hanno contribuito a fare un altro lungo passo nel mio percorso di vita.

Un grande grazie va a tutte le persone che hanno condiviso con me parte di questo anno, amici, colleghi, supervisori, i ragazzi del centro di accoglienza e i vari incontri occasionali. Grazie a Hope For Children che mi ha scelta e inserita nel team e a Joint per il supporto costante!

Laura Sirabella

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