L’esperienza ESC di Erika | Quello che ho scoperto della Polonia

 In SVE

Mi chiamo Erika, ho 27 anni e ho da poco completato il long term project, svoltosi tra settembre 2021 e inizio luglio 2022, in Polonia, precisamente a Szczecin, città al confine con il territorio tedesco. Stento ancora a credere che l’esperienza sia terminata e allo stesso tempo mi sembra che non siano passati “solo” 10 mesi ma molti di più.

Non è semplice descrivere in poche righe l’anno che ho vissuto in Polonia ma proverò a soffermarmi sugli aspetti per me più importanti. 

Il mio lavoro si è svolto principalmente con due gruppi di bimbi e bimbe di 5/6 anni, nel kindergarten di Stargard, una cittadina che raggiungevo ogni giorno in 40 minuti di treno; nonostante la distanza, ho adorato il mio ambiente di lavoro, le colleghe, i piccoli, e i due volontari che erano nello stesso posto, che hanno condiviso con me quei ritardi di 2 o 3 minuti, quel tragitto dalla stazione alla scuola, quel vento gelido… e con cui scommettevamo sul pranzo che ci sarebbe stato quel giorno o discutevamo a proposito delle attività che avremmo proposto il venerdì successivo. Perché ogni venerdì, per due settimane con i nostri rispettivi “primi” gruppi, per le altre due con i rispettivi “secondi” gruppi, ci veniva chiesto di proporre un’attività legata al tema della settimana; così, mi sono cimentata in attività di ballo, di collage, di disegno, e persino in un workshop dedicato alle maschere/posizioni principali della Commedia dell’Arte. L’asilo, le persone e soprattutto i bambini, mi hanno sempre fatta sentire accolta, accettata, e voluta bene, nonostante il disagio di non conoscere il polacco, a causa della mancanza di un vero e proprio corso di lingua; tutto quello che ho imparato è stato grazie a loro e alla gente del posto. Con i piccoli (e a volte non solo con loro) ho creato un nuovo linguaggio, un tipo di comunicazione basato sui gesti misti a parole polacche, inglesi e a volte anche italiane, data la vicinanza che sia l’italiano che il polacco hanno con il latino. Ogni giorno cercavo di osservarli il più possibile, di incoraggiarli dove necessario, di essere per loro una specie di punto di riferimento su cui contare; ho realizzato che quel poco che ho fatto per loro era davvero tanto, e loro mi hanno fatto il regalo più bello che si potesse sperare, inondandomi di affetto disinteressato, comprensione, sorrisi, abbracci e tanta tenerezza.

Ma la mia esperienza ESC mi ha anche portata a contatto con 20 volontari e volontarie provenienti da diverse parti d’Europa: Spagna, Francia, Georgia… tra i tanti. Con loro ho condiviso attività ecologiche all’aria aperta organizzate dall’associazione Polites, workshops, tra cui quello dedicato al primo soccorso, e momenti di leggerezza e divertimento, come il momento karaoke o quello in cui tentavamo di insegnarci a vicenda i balli tipici dei nostri paesi. I rapporti non sono stati sempre facili: un ambiente multiculturale è indubbiamente una ricchezza ma è anche una grossa sfida quando si tratta di trovare un punto di incontro tra le proprie abitudini, le proprie opinioni, i differenti stili di vita; tuttavia, è proprio grazie alle difficoltà, che sento di essere cresciuta.

Inoltre, sia con il gruppo che per conto mio, ho avuto la possibilità di viaggiare e di visitare altre città polacche e altri paesi, quali la Norvegia e la Danimarca, facilmente raggiungibili dalla Polonia. Ogni persona incrociata, ogni sapore e odore provati, mi hanno lasciato sensazioni meravigliose, e hanno creato connessioni, facendomi capire che in realtà, la vera comunicazione non sta nelle parole ma negli sguardi, nell’ascolto, nei sorrisi, in un gesto gentile o in un valore europeo condiviso.

Vivere all’estero, e soprattutto da volontaria, è un’avventura unica che ti fortifica, ti mostra la realtà da altre prospettive, ti rende migliore: è dare per il gusto di dare, ed essere aperta a ciò che la vita ti riserva, agli incontri, ai momenti di scambio. La Polonia è un paese dalla temperatura instabile, spesso freddo, e questo può demoralizzare, ma le persone che ci vivono sono gentili e sempre pronte ad aiutarti. Ammetto che ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto mollare, a causa delle tensioni create dallo scoppio della guerra in Ucraina, la barriera linguistica che ha fortemente limitato le attività locali a cui poter partecipare, e forse anche il fatto di essermi resa conto che Szczecin non era esattamente la città più bella e attiva del paese; nonostante questo però, sono contenta di aver portato a termine il progetto, di aver trovato i motivi per rimanere, di aver assaporato la primavera e un inizio di estate, di aver passeggiato per i parchi e i boschi in bici e di aver visto gli alberi in fiore; la gente si anima, si catapulta fuori e la città si colora, assumendo un volto davvero piacevole.

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