L’Ungheria tutta da scoprire: l’esperienza di Giulia
Devo ammettere di aver avuto solo un assaggio di questo Natale a Debrecen (Ungheria), dove sto avendo modo di passare il mio progetto ESC di 12 mesi presso la Sound Pictue Association (Hang-Kep Egyesulet). Quando ho deciso di partire non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi, nella mia testa i Paesi dell’Est erano una realtà lontana dalla mia, sconosciuta per quanto intrigante.
Ho trovato fin dal primo giorno la città tranquilla ma affascinante, con la Grande Foresta – un enorme parco naturale, che ti fa sentire un po’ fuori dal mondo, immerso nella natura- e la sua architettura particolare, diversa almeno in parte da quella Europea. Ma da fine Novembre la città ha cominciato a cambiare, indossando il suo abito invernale e natalizio fatto di lucine e di vento freddo.
Devo ammettere di non essere stata, negli ultimi anni, particolarmente fan del Natale, un periodo che non mi ha mai entusiasmata troppo ma non ho potuto salvarmi del tutto dal fascino di Debrecen in questo periodo. Quest’anno è un anno un po’ diverso, con le mascherine, il distanziamento, la paura che tutto il mondo sia costretto a bloccarsi un’altra volta, e di certo questo non ha aiutato a godersi il momento: con l’ansia e la fretta di dover fare le valigie, per poter tornare in Italia prima che chiudessero definitivamente le frontiere, non ho potuto fermarmi ad ammirare le decorazioni natalizie per troppo tempo, ma quel che sono riuscita a fare mi è bastato.
Non ho molte foto in merito –questa è colpa del mio poco amore per il periodo- ma posso provare a descrivervi quel che ho visto. Il cambiamento più affascinante lo ha subito una delle fontane principali della lunga piazza: da Agosto fino a Novembre ho avuto modo di osservarla quasi tutti i giorni, perché posta in un punto centrale e anche di fronte ad uno dei miei bar preferiti della città. Con i suoi zampilli, le mattonelle azzurre e bianche, ha accolto bambini pronti a tuffarvi dentro le mani, cagnolini assetati, coppie di anziani che si sedevano sulle panchine tutte intorno a chiacchierare, finendo spesso per guardare i giochi d’acqua in silenzio, incantati. Con l’arrivo dell’autunno, però, la fontana è stata chiusa, e per quanto vedere una fontana vuota possa sembrare uno spettacolo triste, il fondo si è riempito di foglie, che in contrasto con il colore delle piastrelle mi hanno fatta fermare ad ammirarle più di una volta. Ma il processo di cambiamento di questa fontana non era ancora finito: a metà Novembre, in un giorno insospettabile, i suoi zampilli sono tornati, ma questa volta sottoforma di luci natalizie. Piccole lucine bianche disegnavano degli archi perfetti, che ricadevano poi nel piatto della fontana: da spente forse non rendevano molto l’idea, ma arrivata la sera –che in Ungheria arriva piuttosto presto, alle 16 è già buio pesto- iniziava la magia!.
Ovviamente questa non era l’unica decorazione natalizia, le vie principali ospitavano le classiche luminarie appese, che davano a tutta la città un’aria festiva, e poco lontano dalla fontana hanno allestito anche un albero, fatto interamente di lucine, che ho trovato dal primo momento suggestivo e particolare.
Ma il Natale a Debrecen, quel poco che ne ho assaporato, non è fatto solo di luminarie particolari: l’aria sembrava un po’ più leggera già negli ultimi giorni di Novembre, profumava un po’ di più di cannella e dolciumi, mi sembrava che tutti quanti fossero un po’ più sereni, per quanto sia possibile durante una pandemia globale. Mi è dispiaciuto non poter essere lì anche a Dicembre, vedere quanto quell’atmosfera si sarebbe evoluta, lasciarmi avvolgere dall’aria natalizia che ho avuto modo solo di assaggiare.
Ho cercato comunque di scavare un po’ più a fondo sulle tradizioni Ungheresi, e ho scoperto il “Luca Day”: in occasione del giorno più corto dell’anno, il 13 dicembre, in Ungheria si usava – e in alcune parti del Paese si usa ancora- costruire la “sedia Luca”. Il giorno del solstizio d’inverno è il più buio e oscuro dell’anno: con la convinzione che la mancanza di luce per così tante ore spronasse le streghe e gli spiriti a uscire allo scoperto e perseguitare gli uomini, la costruzione della sedia – il cui nome, Luca, deriva da “lux”, luce- doveva essere un modo per allontanare il malvagio. Chi ci sedeva sopra, infatti, si diceva avesse la possibilità di riconoscere il male e allontanarlo.
Anche se non ho avuto modo di vivere questa tradizione sulla mia pelle sono rimasta particolarmente colpita –ancora una volta, come succede spesso dal mio arrivo in Ungheria- dalla forza di queste tradizioni, di quanto ancora sembrino vive e tangibili anche dopo secoli. Non è qualcosa che si può spiegare a parole, ma si tratta piuttosto di un lieve sentore di tradizione e magia che alle volte è possibile percepire nell’aria.
Ammetto che questo Natale ungherese è stato solo un assaggio, eppure posso affermare con certezza che quel che ho avuto modo di vedere e sentire mi ha fatto sentire bene, avvolta da un calore quasi famigliare, per quanto l’Ungheria possa essere fredda e diversa dall’Italia: quest’anno il Natale l’ho vissuto un po’ di più, mi sono sentita più coinvolta, e sono certa che un po’ sia stato merito anche delle lucine di Debrecen e da tutto quello che questa città mi sta regalando.