5 luoghi comuni sullo Sve (da smontare).
“Gli SVE li fanno quelli che non vogliono fare nulla da grandi”, “E’ una perdita di tempo, bella ma inutile”, “Lo ha fatto il mio amico che poi è diventato un tossico”.
Dello SVE ormai si sente parlare più del solito e se ne sentono di tutti i colori. Chi lo condanna come un viaggio di divertimento pagato con i soldi dell’UE e chi invece lo osanna come un’esperienza intensa ed edificante. Abbiamo raccolto alcuni dei luoghi comuni sullo SVE e abbiamo cercato di smontarli per voi.
1. Lo SVE non serve a niente.
Come si fa a dire una cosa del genere? Ci vuol fegato. Partiamo dicendo che un’esperienza internazionale fa sempre bene. Vuoi perché esci fuori dalla tua provincia e dalle tue relazioni abituali, vuoi perché viaggiare aiuta l’immaginazione. Ma non ci fermiamo a queste banalità da radical chic, anzi, andiamo oltre. Partecipando ad uno SVE di base stai facendo un volontariato in ambito sociale o simili. Lavorare nel non-profit significa spendersi senza avere un guadagno, e non è così facile come si pensa, anzi, molte volte dare il meglio senza avere una paga può essere più sfidante che altro. Inoltre si vive in condizioni non proprio lussuose, anche questo sblocca un po’ il nostro modo di vivere occidentale, sempre più anestetizzante. Fa curriculum, in genere le esperienze all’estero sono sempre apprezzate, per la lingua, per il fatto che se l’avete fatta per intero significa che avete delle capacità interpersonali di un certo tipo. E poi, se vi interessa la cooperazione allo sviluppo, lo SVE è un progetto ottimo con cui iniziare a prenderci confidenza.
2. Di base non si fa nulla durante il progetto.
Anche questo è abbastanza falso. Se siete finiti in Nepal, o in una comunità rurale brasiliana, oppure in qualche villaggio sperduto dell’Irlanda, è molto probabile che oltre all’attività che vi hanno comunicato all’inizio dello scambio vi chiederanno di svolgere altre mansioni se volete, supportando così l’organizzazione di accoglienza. Si lavora, e anche tanto.
3. Chi fa uno SVE è senza aspirazioni, lo fa solo per perdere del tempo.
Tra le persone che incontrerai in questi progetti troverai di tutto. Da aspiranti cooperanti fino a viaggiatori appassionati. Professionisti di ambiti svariati che scelgono di donare le loro competenze ad una causa di volontariato, giovani che vogliono scoprire nuove culture, insegnati e formatori per minori e non, cooperanti esperti. Inoltre nelle associazioni di accoglienza potrai conoscere professionisti che lavorano da anni a cause sociali e progetti di sviluppo, oltre a farti un’idea sui network di onlus che lavorano nelle diverse regioni dei vari continenti.
4. Che senso ha finanziare a così tanta gente dei viaggi gratis?
Grazie al progetto Erasmus+ i giovani europei hanno la possibilità di conoscere nuove culture tramite l’esperienza dello SVE. Se anche la loro passione per il volontariato e i viaggi terminasse dopo lo SVE, grazie a questi progetti si è favorito il crearsi di una gioventù internazionale, sensibile al rispetto delle culture altrui e con una consapevolezza superiore nei confronti della globalità. Tutti fattori che supportano l’integrazione delle culture europee e, in genere, di tutto il globo. Fattori che non si possono non tenere in considerazione duranti i tempi della globalizzazione.
5. Quindi alla fine cosa ti da?
Oltre ad una nuova voce nel curriculum, vi darà dell’esperienza pratica nell’ambito del volontariato internazionale, ogni datore di lavoro apprezza questi fattori per la tenacia che il partecipante dimostra. Vi darà dei nuovi contatti in giro per il mondo e vi insegnerà una nuova lingua. E poi, come dice Céline:
“Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario.”
Italo Angelo Petrone