
SVE in Nepal- speciale cucina
Il terzo elenco di Kathmandu è arrivato! Sara, la volontaria partita per lo SVE in Nepal, ci delizia con un altro magnifico scritto che ci fa immaginare i gusti e profumi della cucina nepalese… E venire l’acquolina in bocca!
1. Riso – Baad (in nepalese), il riso è senza dubbio l’alimento base della cucina nepalese. Chiunque mangia riso tra le due e le tre volte al giorno. Riso bianco bollito accompagnato da dahl (minestra di lenticchie) verdure o carne. Riso soffiato insieme a patate e noodles; immerso nel tè o nello yogurt o nel latte, come dolce. Dry rice: riso essiccato e schiacciato da far saltare in padella con olio e zucchero; come accompagnamento per cibi troppo piccanti; come snack. Le bambine dell’orfanotrofio consumano 150 kg di riso al mese. I sacchi di riso (fatti di un materiale simile alla plastica) vengono utilizzati come sacchi per la spazzatura, come sacchi per contenere i vestiti. Pezzettini di sacchi di riso diventano spugne per lavare i piatti. In questo mese di festività induiste, i fedeli usano il riso anche per comporre la tikka rossa sulla fronte.
2. Stagioni – Insieme alla stagione dei monsoni, sono finiti anche i manghi. Come scrivono su tutti i libri scolastici dei bambini nepalesi, il mango è il re delle frutta e noi che ne eravamo diventate dipendenti dovremo farne a meno. Siamo passate alla papaya e aspettiamo con curiosità il prossimo frutto che comparirà sulle bancarelle. Frutta e verdura cambiano con il cambiare delle stagioni e anche noi stiamo imparando ad adattarci ai ritmi lenti e necessari della natura.
3. Cena newari – Un paio di sabati fa siamo andate in gita con il nonno, Ganesh. Abbiamo raggiunto la cima di una collina di terra rossa (la terra del Nepal è meravigliosamente rossa) dove si trova il tempio di Bishnanku e da dove è possibile avere una splendida visuale sulla valle di Kathmandu. Di ritorno dalla passeggiata il nonno ci ha invitate a cena in un piccolo “ristornate” newari (i newari sono un gruppo etnico nepalese) che si trovava sul sentiero. Appena entrate ci siamo rese conto che il ristorante altro non era che la casa di un amico del nonno. Ci siamo accomodate nella sua stanza da letto: un materasso nell’angolo di sinistra ancora coperto da indumenti della notte precedente, qualche bottiglia vuota di vodka sparsa qua e là e un piccolo armadietto. Il nostro tavolo era una stuoia di paglia e le nostre sedie dei cuscini. Abbiamo mangiato carne di maiale (difficile da reperire perché fino a qualche tempo fa veniva mangiata solo dalle caste inferiori), carne di agnello, patate, frittelle di lenticchie e l’immancabile riso, in versione dry rice. Ogni pietanza era talmente piccante che solo la birra e il riso secco riuscivano ad alleviare il bruciore nella mia bocca. Mangiamo, beviamo (io birra, Ganesh vodka nepalese), ridiamo e chiacchieriamo e credo che sia una delle migliori cene nepalesi da quando sono qui. Il nonno parla un inglese stentato, ma sufficiente a dirmi che, di questo passo, ora della fine dei 10 mesi sarò ingrassata di 12 kg.
4. Milky tea – La mia bevanda preferita qui in Nepal è il milky tea. Non si tratta semplicemente di aggiungere del latte al tè (cosa che per altro non mi è mai piaciuta), ma è una vera e propria ricetta che abbiamo imparato dalla ragazza che abita sopra di noi e che vi riporto, nel caso vogliate provarla. Far bollire in un pentolino un bicchiere d’acqua, un bicchiere di latte, due cucchiai di zucchero e zenzero fresco pestato. Quando questa miscela avrà iniziato a bollire aggiungete un po’ alla volta masala tea (tè speziato) e continuate a mescolare fino a quando il tutto non avrà acquisito il colore del caffè latte. Versate in una tazza con un colino.
5. Pickle – definire i pickle non si può. È un tipo di cibo, una specie di sfizio, un accompagnamento al riso, può essere piccante, dolce, aspro. Si mangiano pickle davanti a un film, si mangiano pickle per non addormentarsi. Alla fiera di Godavari ho visto ciotole intere piene di pickle rosso acceso e fino ad ora ho assaggiato due tipi di pickle. Uno dei due, il lemon pickle, è sicuramente una delle cose più disgustose che abbia mai assaggiato in vita mia. Si tratta di un limone lasciato a macerare in acqua e sale sotto il sole. Non sono riuscita a finirlo e mi sono chiesta come sia possibile che gli uomini abbiano gusti tanto diversi. È una questione di papille gustative o di abitudine?
6. Salsa di pomodoro – Si dice che viaggiando lontani si riscoprono le proprio origini. Abbiamo comprato la salsa di pomodoro nepalese solo una volta: è dolce e sa di ketchup. Abbiamo provato a correggerla con origano e basilico essiccati, ci abbiamo messo il sale, ma nulla ha funzionato. E allora ho ripensato alla mamma e alla nonna – siciliane -, ai kg di pomodori acquistati, al profumo che riempiva la cucina e alle macchie rosse sulle piastrelle, ai barattoli Bormioli riempiti col mestolo, sigillati e lasciati a riposare sotto coperte calde. E da allora io e Irene la salsa la facciamo in casa. Il sabato compriamo 2 kg di pomodoro dai nostri vicini che li raccolgono direttamente dalle piante di fronte a casa, li tagliamo, li buttiamo in una pentola con un po’ di sale, correggiamo l’acidità con un pizzico di zucchero e lasciamo bollire per 2 ore e l’appartamento nepalese sa di casa italiana.
7. Gerarchie – Fin dal primo giorno in cui abbiamo mangiato all’orfanotrofio mi sono accorta che le donne di casa non pranzano e non cenano insieme agli uomini e agli ospiti. Cucinano, servono il cibo, si siedono a lato guardandoci mentre consumiamo il pasto. Quando tutti hanno finito riempiono il loro piatto e solo allora iniziano a mangiare. Elisa, la ragazza che aiutava nelle faccende domestiche, mangiava sempre per ultima e si sedeva a un tavolo diverso.
8. Momo – I momo sono raviolini cotti al vapore tipici della cucina nepalese. Possono essere ripieni di carne di bufalo, di verdure o di impasto di banane. Si accompagnano con una salsa rossa e piccante.
9. Digiunare – Domani in Nepal si festeggia la giornata delle donne, secondo la tradizione induista. Le mogli digiunano per la salute dei loro mariti e le ragazze non ancora sposate digiunano per trovare un buon marito.
10. Connazionali –Qualche settimana fa abbiamo ricevuto l’invito a partecipare a un incontro per tutti i connazionali italiani presenti in Nepal insieme al console e all’ambasciatore. Era più di un mese che non uscivamo di casa la sera perciò vi lascio immaginare il nostro entusiasmo nel vestirci decentemente, truccarci, sciogliere i capelli dopo giorni di fascia antipidocchi. Arriviamo alla pizzeria Fire and Ice (sic!) di Kathmandu, a gestione italiana, dopo due ore di viaggio su bus stracolmi, colpite da un temporale monsonico e dopo una traversata a piedi delle città allagata. Addio trucco e parrucco. Abbiamo incontrato italiani che lavorano nella cooperazione alcuni simpatici altri troppo snob, italiani che hanno sposato donne nepalesi e qui si sono fermati fondando organizzazioni ibride dal nome Nepalitaly, italiani che costruiscono tunnel e lavorano in cantieri in mezzo al nulla, così felici di conoscere ragazze italiane da offrirci da bere, un passaggio a casa e comprarci una maglietta del Buddha Bar, italiani che fanno ricerca tesi, italiani che gestiscono imprese di costruzione. E poi ho raccontato al console che il suo nome l’avevo già letto in una splendida biografia di Marguerite Duras (“Marguerite” di Sandra Petrignani) che non sapevo se fosse proprio lui, ma mi sembrava una bella coincidenza. E alla fine era proprio lui che aveva girato il Vietnam in compagnia della scrittrice italiana sulle tracce della scrittrice francese.
Sara Colombo