Elenchi da Kathmandu (SVE in Nepal) – speciale India: prima parte

 In SVE

Edizione speciale: gli elenchi di Kathmandu volano in India per un breve viaggio!

delhi

1. Lusso – L’aeroporto di Delhi è il luogo più lussuoso e pulito che abbia visto negli ultimi tre mesi. È enorme e pieno di negozi, i classici negozi duty free che vendono prodotti dei grandi marchi e che profumano di tutte le ultime fragranze Dior. Come segnalato dai cartelli informativi, l’aeroporto Indira Gandhi è “silenzioso”, non si effettuano annunci vocali e in molti punti si cammina sulla moquette e così ci sembrava di stare in una bolla ovattata e totalmente estranea al Nepal che avevamo appena lasciato e all’India che stavamo per incontrare.

2. Metro – Prima di partire avevamo letto su qualche sito che una delle cose imperdibili di Delhi è la metropolitana. Noi l’abbiamo usata molto fin da quando abbiamo lasciato l’aeroporto e da subito l’ho catalogata come qualcosa di familiare: mi ha fatto pensare a Milano e ai viaggi nelle capitali europee, quando lentamente, cartina alla mano, impari i nomi delle fermate e gli incroci tra le linee. La metropolitana è stata poi anche un curioso punto di osservazione per le questioni di genere in India. Prima di obliterare il biglietto ogni passeggero viene controllato come al check-in in aeroporto con tanto di perquisizione: a code lunghissime di passeggeri uomini, corrispondono brevissime code femminili (l’opposto delle classiche code per il bagno). La scarsa presenza di donne in metropolitana ci ha portato ad essere spesso le uniche donne in un vagone, fino a quando non abbiamo scoperto che esistono carrozze solo femminili.

3. Tuk-tuk – Se la metropolitana è indispensabile per girare nella gigantesca capitale indiana (Dehli conta al suo interno sette “città”), altrettanto lo sono stati i tuktuk. Appena fuori da ogni stazione venivamo letteralmente assalite da orde di guidatori di tuktuk, alcuni a pedali, altri a motore. Spesso le distanze sono tali da non poter raggiungere a piedi i monumenti oppure le vie troppo trafficate o intricate per potersi orientare e così il tuktuk è stato spesso la nostra salvezza. Nella città vecchia siamo salite su un tuktuk a pedali – gli unici che riescono a circolare in quel caos colorato – ed è stato strano farsi trascinare in giro da un uomo che pedalava sotto il sole: da un lato mi sembrava una pratica inumana e mi sentivo in colpa e speravo di non pesare troppo, dall’altro pensavo che quello è l’unico lavoro che gli permette di mantenersi.

jama masjid

Sara Colombo

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